Per una "lettura" simbolica e spirituale dell'edificio
Il rapporto fra edificio e ambiente che lo circonda non è mai casuale, tanto meno nel medioevo, dove le forme esprimevano le strettissime relazioni dell'uomo con la terra e la sua posizione nel cosmo.
Se si vuole dare un senso compiuto al fascino che circonda e pervade chi entra in questa, e in altre chiese costruite secondo i criteri dell'arte romanica, bisogna riguardare al suo "arcaismo", al suo far ricorso alle forme semplici, primitive, geometriche.
Il richiamo al trascendente domina le singole forme al punto che esse non hanno più in sé alcun valore; non sono che simboli e segni: tutto appare teso all'espressione dell'anima e le sue leggi non segnano la logica dell'esperienza sensibile, ma quelle della visione interiore.
Entrare in questa chiesa, oggi, è come respirare la santità, che vive in misteriosi ma sensibili tracciati, visibili e invisibili, che le pietre e le forme contengono come un eco che, attraversando i secoli e le storie innumerevoli di uomini di fede, riporta la perenne e unificante armonia della Parola fatta carne.
La chiesa fu significativamente elevata a nord di tutto il complesso abaziale, nel punto più alto, assumendo un preciso significato di polarità sacrale: luogo teocentrico privilegiato ed esprimente la discesa di Dio nella sua creazione.
Osservandone la pianta, è interessante notare, a questo proposito, come l'asse centrale che divide la chiesa subisca, all'altezza del presbiterio, una inclinazione verso destra simboleggiante la testa reclinata di Cristo sulla croce. La chiesa è tradizionalmente orientata ad est: il suo asse longitudinale, le tre navate, il colonnato tutto è proteso verso la luce. Entrando nella chiesa, si va così incontro alla luce; si è sul cammino della salvezza dove splende il Sole di giustizia che non conosce tramonto. Al contrario, l'occidente, che è il regno delle tenebre, corrisponde alla facciata e alla porta della chiesa. Non a caso qui, in posizione antistante alla chiesa, vi era il cimitero per le sepolture dei monaci.
La chiesa, oltre ad essere orientata, era inizialmente anche isolata dalla struttura conventuale, significando con ciò che la costruzione, simbolo della chiesa vivente, sorge dalla terra, ha la sua origine materiale nella madre terra, ha un suo lato saldamente ancorato alla roccia ma tutto il resto è immerso nella luce. Orientamento e isolamento della chiesa, luce e tenebra sono elementi che concorrono alla formulazione di una serie di considerazioni importanti in una chiesa romanica come questa.
Intanto, come si può vedere, la zona absidale è costituita da un'abside centrale più grande e da due absidiole laterali piu' piccole, le quali hanno, ad altezze variabili, cinque monofore a doppio strombo: tre nell'abside centrale e una in ciascuna absidiola. Le altre monofore presenti lungo il perimetro dell'edificio sono localizzate sulla parete a sud (quattro) e sulla facciata ad ovest (due).
Ebbene, questo ordinamento apparentemente casuale risponde, oltre a necessità pratiche e architettoniche, ad un insieme di prerogative simboliche. Il sole, sorgendo ad est dietro il crinale della collina della località detta Montalbano, penetra, con il suo raggio di luce, la prima a destra delle tre finestrelle dell'abside maggiore.
All'esterno, accanto all'archivolto di questa piccola apertura, sono infatti incisi il sole (a destra) e una croce (a sinistra) con il richiamo evidente a quanto s'è detto sulla simbologia dell'orientamento. Nel suo corso giornaliero da est ad ovest il sole, lasciata la prima monofora, arriva e penetra di volta in volta in tutte le successive finestre dell'abside centrale, nell'absidiola di destra del lato a mezzogiorno, per tramontare dopo aver illuminato la chiesa dalle finestre della facciata.
Il messaggio segnico e didattico era facilmente percepibile dal monaco medioevale: egli entrava dalla porta centrale e si trovava immerso nella navata, la quale, attraverso la fuga dei due colonnati e la ritmia delle arcate a tutto sesto, trasferiva automaticamente lo sguardo verso l'abside caratterizzata appunto da questi punti di luce concentrata e dalla presenza del Cristo pantokrátor nel catino absidale. Una delle costanti del romanico in queste pievi monastico-rurali era infatti il senso incombente della penombra e della struttura architettonica, che si traducevano, nella coscienza dell'uomo fedele, in un senso esistenziale di miseria e di piccolezza rispetto alla grandezza della divinità che campeggiava con la sua dignità regale proprio sopra l'altare. è interessante notare, a questo proposito, che le uniche opere di scultura antropomorfica esistenti in questa chiesa sono delle piccole testine umane che spuntano timidamente, quasi annichilite e soverchiate dal peso, dalle basi della seconda e della terza colonna di sinistra e del pilone anteriore sinistro che sostiene la torre. Anche la torre campanaria nella complessa simbologia romanica riveste un significato interessante. Quasi al centro della chiesa, ma visibile chiaramente solo esternamente, essa si erge alta e massiccia. Rispetto alla situazione strutturale interna alla chiesa essa corrisponde ai quattro piloni di sostegno più grossi: due anteriori alla fine del colonnato e due relativi alla muratura anteriore del presbiterio. La torre così piantata al centro della chiesa richiama tradizioni strutturali oltre-montane. Qui diventa spiccatamente simbolica in quanto non è solo parte accessoria a scopo funzionale, non è solo struttura atta all'istallazione delle campane per la raccolta dei fedeli ma anche simbolo concreto rappresentante la direzione zenitale verso cui la chiesa indirizza la sua preghiera incessante. Diventa propaggine che squarcia il cielo e in esso si insinua implorante. All'interno diventa il fulcro sul quale si innesta e rotea tutta la struttura che si espande nelle quattro direzioni cardinali.
La chiesa, inoltre, immagine di Cristo, immagine dell'uomo, è un insieme di diverse pietre come diverse sono le pietre vive che compongono la chiesa di Cristo.
Così, varcata la soglia e superata la prima impressione di ordine e di simmetria, ci si accorge a poco a poco della fantasia nella disuguaglianza dei capitelli e dei pulvini, nella irregolarità dell'intervallo tra colonna e colonna, nella diversa altezza degli archi, nella planimetria irregolare delle absidi, nella posizione sghemba delle arcate laterali.
Allo stesso modo, non è facile per l'uomo contemporaneo, che ha perso il senso simbolico delle cose, accorgersi che la sequenza delle arcate che dividono la navata sono sette per parte e che culminano con un'ottava arcata corrispondente al grande arcone presbiteriale che incornicia il Cristo in trono che si è noto che nell'antichità alcuni numeri erano ritenuti segni di verità: vi si credeva tanto da volerli trovare anche nei loro multipli. Il numero che ebbe maggior singificato per i cristiani è appunto l'otto. (Si ricordino i battisteri quasi sempre ottagonali). Qui l'intento escatologico è palesemente proposto in questa successione ritmica di arcate, che sintetizzano, con la loro solenne scansione, il senso dell'eternità e del mondo futuro.